Rispetto a tutte le altre tecnologie biometriche, l'identificazione tramite impronte digitali è quella utilizzata, con successo, da più tempo. Le impronte sono costituite da creste (linee) e solchi sulla superficie del polpastrello. L'unicità delle impronte digitali è stabilita dalla disposizione delle creste e dei solchi così come dalle minutiae (punti locali che caratterizzano la biforcazione e/o terminazione delle linee).
Tre sono i principali metodi di scansione dell'impronta digitale: ottico, capacitivo ed ad ultrasuoni. La tecnologia ottica è la più matura ed utilizzata. Per catturare l'immagine è utilizzata la luce. Il dito è posizionato su una lastra rivestita, solitamente in materiale plastico rigido. Successivamente un dispositivo CCD converte l'immagine dell'impronta, descritta da zone scure per le linee e chiare per i solchi, in un segnale digitale. La tecnologia capacitiva, introdotta verso la fine degli anni 90, si basa su una piastra di silicio (una matrice di celle sensibili), su cui è appoggiato direttamente il dito, in grado di convertire i segnali ricevuti in un'immagine digitale. La tecnologia ad ultrasuoni, sebbene considerata da alcuni la più precisa, non è ancora utilizzata sul larga scala. Il dispositivo trasmette onde sonore e misura la distanza basandosi sull'impedenza del dito, della lastra e dell'aria.
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